L’utilità è pressoché marginale. L’aspetto sociale è più che apprezzabile.
Il primo a rilevare questa fase di test su alcuni profili personali è stato TechCrunch, grazie alla segnalazione di alcuni utenti che si sono visti modificare la propria foto profilo in tempo reale.
Nulla di particolare ne di eclatante, la sua utilità rimarrà probabilmente ignota nelle memorie del web ma, tuttavia, a colpirmi e a spingermi a parlarne è stato il suo aspetto sociale.
Pensiamo al caso Je Suis Charlie o al più recente Arcobaleno che celebrava la dignità costituzionale del matrimonio omosessuale negli Stati Uniti: milioni di persone nel mondo – utenti Facebook – hanno modificato la propria foto per sposare quelle determinate cause, e alcuni di loro l’hanno mantenuta tale (probabilmente anche ignari del suo reale significato) perché piacevole, divertente o semplicemente perché non avevano la voglia di sostituirla.
Ecco che Facebook ha pensato bene di venire incontro a tutta l’utenza attiva sulla sua piattaforma, appunto, testando le immagini profilo temporanee per un determinato periodo di tempo (che imposteremo noi una volta selezionata la foto), dandoci la possibilità di esprimere il nostro stato d’animo in quel determinato momento e per quella determinata causa, senza doverci scomodare a sostituirla terminato il pretesto.
Questo il commento ufficiale arrivato da Menlo Park: “We often see people use their profile pictures to support a cause, root for a team, and commemorate milestones like birthdays and anniversaries. Today, we’re testing a new feature that allows you to set a temporary profile picture for a specified period of time. Temporary profile pictures make it easier to to express who you are and how you’re feeling at a given moment, without having to worry about changing your profile picture back later.”
Se c’è una cosa di cui possiamo dare atto a Facebook, è che è sempre stato molto attento agli aspetti sociali e a tutto ciò che può apportare beneficio, come donazioni e sostegno a supporto dei diritti umani, per quelle comunità colpite da eventuali catastrofi naturali (come il Nepal – vedi anche l’app Safety Check), conflitti militari e cause pubbliche.
Nessuno esclude che possano (anche) essere operazioni mirate all’aumento qualitativo della propria brand awareness, di certo non mi stupirebbe, però, e qui desidero ripetermi, l’aspetto sociale di questa nuova funzione è davvero apprezzabile.
Bravo Mark. Bravo Facebook.